IL NATALE NELLA VOCE DELLA POESIA.

 

Tra due giorni è Natale. Alcuni versi di esimi poeti sulla festività più celebrata e attesa dell’Occidente, anche in situazioni d’emergenza e di limitazioni, che rivelano gli aspetti più sinceri e intimi della ricorrenza che dovrebbe essere emblema di pace e solidarietà.


Anonimo del XIV secolo
Lauda del Natale

Cantiam di quello amor divino,
di Iesù Cristo piccolino.

Or quellera amor rosato
veder Cristo, amor beato,
picciolino fantin nato,
aulente fior di gersonzino

Sì fu alto amore e caro,
che i tre magi l’aroraro;
con reverenzia i presentaro
encenso e mirra e auro fino.

Grande umiltade pensare
che volse l’angel andare
alli pastori annunziare
che è nato Cristo mammulino.

La mangiatoia fu il suo letto,
l’asin e i bue ebbe ‘n sul petto,
ben ebbe ‘l mondo in dispetto
fin ched e’ fu picciolino

Bertolt Brecht
Alla vigilia di Natale

Oggi siamo seduti, alla vigilia
di Natale, noi gente misera,
in una gelida stanzetta,
il vento corre di fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:
perché Tu ci sei davvero necessario.

 

Samuil Jakovlevič Maršak

Dopo la festa

L’abete si rannuvola. Fa buio.
Le fiammelle scoppiettano spegnendosi,
e un altro abete attraverso la brina
guarda nella finestra il giardino nevoso.
Io vedo che la luna accende
i suoi aghi vestiti di neve
e, tutto infiammandosi, annuisce
al mio abete che si sta spegnendo.
Mi spiace che sugli aghi del mio abete,
la bufera non abbia sparso polvere,
che il vento non culli i suoi rami
distese come ali nere.

 

Ernst Wiechert

Davanti al presepio

Se m’inginocchio davanti al presepio,
di nascosto, che nessuno mi veda,
davanti agli occhi mi riappare mia madre
che sta in ginocchio davanti alla mia culla.

Ma non venivano Re Magi,
non arrivavano pastori:
non aveva splendore né nome mia madre,
solo la stella pendeva sul tetto.

Come tutte le donne, ella chiedeva
soltanto vesti e protezione:
«Mio Dio, concedi che per tutta la vita
sia costruito un muro attorno a lui!»

Ahimè, si è sgretolato il muro,
l’onda lontano m’ha portato:
ciò che mia madre un tempo chiese
è rimasto affettuosa parola di madre.

Ma una cosa è rimasta
nel corso dei miei anni bui,
e ancora è scritta:
«Non desistere mai».

Sì, fra guerre tormenti, mai
la stella è impallidita,
e sempre, ancora, posso dire
le dolci parole: «T’amo».

Più saldamente di tutti saldi muri
queste parole mi proteggono e mi danno conforto,
e nulla di noi più a lungo durerà,
dopo la fuggevole esistenza su questa terra.

Queste parole resteranno sempre
fino all’estremo tramonto:
quando Iddio farà di noi frumento,
e il frumento poi diverrà pane.

Il mutamento è destinato a noi,
l’amore rende dolce l’amarezza
della morte, e i nipoti si nutriranno
in silenzio del nostro pane di morti.

 

Jorge Guillén

Natale

Allegria di neve
per le strade.
Allegria!
Tutto è in attesa della grazia
del nuovo Eletto.

Miserabili gli uomini,
dura la terra.
Più cade la neve,
più il cielo è vicino.

Tu ci salvi,
Creatura
Sovrana!

Qui risplende
più rosa che bianca.
Le fossette ridono
di sorrisi silenziosi.

Freschezza e perfezione
risplendono per sempre
come in una rosa
che diresti del cielo.

E, non più silenziosi
sonori sorrisi
rivelano a tutti
una rosa viva.

Tu ci salvi,
Creatura
Sovrana!

Com’è rosea la carne
appena nata,
e quanta fretta
di piacere!

Allegria di neve
per le strade. Allegria!

Tutto è in attesa della grazia
del nuovo Eletto.

 

Eugenio Montale

Di un natale metropolitano

Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo
di fede e di pruina sul tuo lavandino
e sullo specchio ovale ch’ora adombrano
i tuoi ricci bergére fra santini e ritratti
di ragazzi infilati un po’ alla svelta
nella cornice, una caraffa vuota,
bicchierini di cenere e di bucce,
le luci di Mayfair, poi a un crocicchio
le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi,
non più guerra né pace, il tardo frullo
di un piccione incapace di seguirti
sui gradini automatici che ti slittano in giù….

 

José Saramago

Natale

Né qui, né ora. Inutile promessa
d’altro calore e di nuova scoperta
sotto l’ora che annotta viene meno.
Brillan le luci in cielo? Brillan da sempre.
Questa vecchia illusione abbandoniamo.
Oggi è Natale. E proprio niente avviene.

 

Gianni Rodari

Il pellerossa nel Presepe 

Il pellerossa con le piume in testa
e con l’ascia di guerra in pugno stretta,
come è finito tra le statuine
del presepe, pastori e pecorine,
e l’asinello, e i magi sul cammello,
e le stelle ben disposte,
e la vecchina delle caldarroste?
Non è il tuo posto, via, Toro seduto:
torna presto di dove sei venuto.

Ma l’indiano non sente. O fa l’indiano.
Ce lo lasciamo, dite, fa lo stesso?
O darà noia agli angeli di gesso?
Forse è venuto fin qua,
ha fatto tanto viaggio,
perchè ha sentito il messaggio:
pace agli uomini di buona volontà.

La pecorina di gesso,

sulla collina in cartone,

chiede umilmente permesso

ai Magi in adorazione.

Splende come acquamarina

il lago, freddo e un po’ tetro,

chiuso fra la borraccina,

verde illusione di vetro.

Lungi nel tempo, e vicino

nel sogno (pianto e mistero)

c’è accanto a Gesù Bambino,

un bue giallo, un ciuco nero.

Iosif Brodskij

Immagina, col fiammifero acceso, quella sera, la grotta,
e per sentire freddo ricorri alle fessure del piancito,
bastano le stoviglie per provare la fame,
quanto al deserto, è ovunque, in ogni dove.

Immagina, col fiammifero acceso, la grotta
a mezzanotte, il falò, silhouette di oggetti
e di animali, e, il viso nelle pieghe di un telo stazzonato,
anche Maria, Giuseppe e il Bimbo infagottato.

Immagina tre re, le carovane prossime alla grotta,
anzi tre raggi diretti su una stella,
cigolìo di carriaggi, sonagli tintinnanti
(quel bimbo non si è ancora guadagnato

rintocchi di campane nel turchino addensato).
Immagina che per la prima volta, di là dal buio
di uno spazio infinito, Dio ravvisi se stesso nel Figlio
fatto Uomo: un senzatetto in un altro negletto.

Giuseppe Ungaretti

Natale

Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza sulle spalle
Lasciatemi così
Come una cosa Posata
In un Angolo
E dimenticata

Santo Parisi

Splende ancora

C’è un albero
addobbato in casa mia,
scintillante
di luci e di colori
Ma c’è tanto, tanto buio fuori:
sofferenze, dolori…
dolori a non finire.
Ma nella notte fredda
splende ancora,
dopo due millenni,
o mio Signore,
una cometa
sulla tua capanna:
una cometa
che alla Pace invita,
una cometa
che verso te ci guida.

 

 

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