LA SOLUZIONE.

Ecco la soluzione fornita da Umberto Eco al quesito sui tre detenuti e i cinque cerchi sull’importanza dell’Altro anche come presenza costante nel nostro modo di ragionare e di essere. Risposta che, come spesso accade negli scritti del compianto semiologo, rimane in un certo qual modo aperta.

Il condannato A , nel quale si riassumono i processi mentali degli altri due, contemporanei e analoghi al suo, pensa:

< “Se io avessi il disco nero, B – che vede un disco bianco sulla schiena di C – e quindi sa di poterlo avere o bianco o nero, penserebbe: ‘Se anch’io avessi il disco nero, C, che ne vedrebbe uno nero su A e uno nero su di me, saprebbe senza dubbi di sorta che egli non può averlo che bianco, e uscirebbe dalla stanza;poiché non esce, è segno che io ho il disco bianco ed egli è perplesso’. Arrivato a questa conclusione B allora uscirebbe dalla stanza sicuro di aver il disco bianco. Se non lo fa è perché io (A) ho il disco bianco, e B vede due dischi bianchi, restando con le stesse perplessità che agitano me”. A questo punto A potrebbe avviarsi per uscire, sicuro di avere il disco bianco. Ma nello stesso momento gli altri due, che avrebbero compiuto il suo stesso ragionamento, si appronterebbero ad uscire.

Vedendo gli altri due che escono, A è costretto ad arrestarsi. Infatti egli pensa che B e C escano non perché si trovino nella sua stessa situazione, ma perché egli (A) ha realmente il disco nero, e gli altri due sono arrivati a quelle stesse conclusioni che egli, pensando con la loro testa, aveva semplicemente anticipato di qualche secondo. Dunque A si arresta. Ma B e C, che hanno seguito il suo stesso processo logico, si arrestano pure. Quando B e C si arrestano, allora A è sicuro di avere il disco bianco. Se lo avesse nero, il ragionamento di B e C non sarebbe stato inficiato dal suo arresto, ed essi avrebbero proseguito sicuri; ma poiché si sono arrestati, è segno che entrambi sono nella sua stessa condizione e cioè vedono sulle schiene altrui due dischi bianchi. A dunque esce e B e C escono con lui, perché sono arrivati alle sue stesse conclusioni. >

U. Eco, La struttura assente, Milano, Bompiani, 1985, pp. 326-327.

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