UN PO’ DI POESIA GIAPPONESE

VV., AA.. Il muschio e la rugiada. Antologia di poesia giapponese . BUR

“Nego che ci siano in un poeta delle qualità particolari. Non nego agli altri di chiamare poeta qualcuno che scrive poesie; ma lui, di se stesso, non deve pensarlo. Forse per me è sconveniente dirlo, ma quel genere di pensieri può guastare la poesia […] Le qualità di un poeta sono tre: primo, dev’essere una persona umana; secondo, una persona umana; terzo, una persona umana. Dovrebbe essere un uomo con le stesse qualità di una persona comune, né più né meno… La poesia sia la trascrizione precisa di eventi che hanno scosso la vita emotiva di qualcuno o, per meglio dire, un diario fedele. Ciò significa che sarà frammentaria, senza un’unità e priva di coerenza”.

Ishikawa Takuboku (1885-1912)

Bashō Matsuo (1644-1694)

1

Potessi vedere

dischiuso nei fiori

il volto di Dio.

2

«Viandante»

chiamatemi di nome –

Pioggerella d’inverno.

Yosa Buson (1716-1783)

1

Autunno a Suma –

Anche le onde s’accostano

al richiamo del flauto.

2

Un braccio per cuscino,

m’innamoro di me –

luna velata.

Yosano Akiko (1878-1942)

 

Capelli scarmigliati

stamane – Li potrò lisciare

con la pioggia primaverile

che gocciola dal nero cupo

delle ali delle rondini?

Ishikawa Takuboku (1885-1912)

1

Voglio tornare

all’antica dolcezza

di piangere solo –

Così le dissi

per non separarci.

2

Non dimenticherò

quell’uomo – Rotolavano

lacrime sulle gote

mentre mi mostrava

un pugno di sabbia.

3

Lavoro, lavoro sempre

ma – chissà perché – sprofonda

nella miseria la vita.

Guardo immobile e muto

le povere mani.

4

Chiesi alla donna

se volesse morire.

«Ma guarda questo!»

E mi mostrò la traccia

d’un coltello alla gola.

Sōseki Natsume (1867-1916)

A capodanno – desiderio vivo

d’incontrare i genitori

prima che nascessi.

Masaoka Shiki (1869-1902)

1

A capodanno – desiderio vivo

d’incontrare i genitori

prima che nascessi.

2

Ucciso il ragno –

come mi sento solo

nel freddo della notte.

lida Dakotsu (1885-1962)

Malata a morte –

osserva sul braciere

le belle unghie.

Mizuhara Shūōshi (1892-1981)

1

Chiuso il portone –

in questa notte d’incanto

me ne sto con le pietre.

2

Le falene dei monti –

non volano attorno alla lampada,

volteggiano attorno alla luna.

3

Nel santuario del tempio

fiorisce una peonia

– o sembra – Io prego.

Saitō Sanki (1900-1962)

Mitragliatrice –

in mezzo alla fronte

fioriscono fiori rossi.

Hino Sōjō (1901-1956)

Il bimbo dorme, dimentico

di poppare – Sulla mammella

si posa una mosca.

Yamaguchi Seishi (1901-1994)

1

Crek-crek… La mantide

religiosa rosicchia

la testa dell’ape.

2

Non rimane traccia

fra le onde – eppure ho nuotato

con una donna.

Nakamura Kusatao (1901-1983)

Insieme con le metafore,

svanita anche la fede –

Sole sulla brughiera.

Kitahara Hakushū (1885-1942)

La luna e le noci La luce della luna

venuta alla finestra

reca l’eco del paese.

Crak, crak…

Con un piccolo martello di legno

schiaccio le noci.

Sono azzurri i fiori del noce

eh, mamma? non è così?

Io lo so, sai. Davanti alla biblioteca

di Hakodate, non c’erano, forse?

Chi?… Ishikawa Takuboku? Il babbo

disse che era suo amico.

Eh?! È morto? Anche la nonna?

Ci sono le foto in casa?

Ah, mamma! La luce della luna

splende contro la ciminiera.

Miki Rofū (1889-1964)

Libellule rosse

Tramonto rosso, nugolo

di libellule rosse

che ho visto inseguirmi.

Quando fu mai?

I gelsi con le more sui terrapieni assolati

ed io a riempire

il minuscolo cesto.

È forse illusione?

A quindici anni

mia sorella è andata sposa

e non giungono più

notizie del mio paese.

Tramonto rosso, nugolo

di libellule rosse…

una libellula s’è fermata

sulla punta d’un palo.

 

Tsuboi Shigeji (1889-1975)

Il saluto

La mano è larga, onesta

fino ad essere nodosa.

Quando si stringe una mano così

non si può mentire.

È questo il saluto d’un uomo

che lavorò onestamente.

La mia mano nella tua mano

tutti e due stringendo forte

ci scambiamo queste parole:

«Lavoreremo forte quest’anno.

Anche quest’anno».

Sono forse parole usuali

ma senza infingimenti o menzogne.

Sono un saluto dal cuore.

Katō Shūson (1905-1993)

Uccido la formica –

i miei tre bambini

m’hanno visto.

Da, VV., AA.. Il muschio e la rugiada. Antologia di poesia giapponese . BUR

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