MADONNA (tra Achille Lauro e Munch).

Si è tanto blaterato attorno alla performance “mistica” di Achille Lauro: blasfema, irrispettosa, indecente ecc. A me, sinceramente, al di là del fatto che mi sia piaciuta o no, non è sembrata nulla né di eccezionale, né di nuovo. Tanti artisti lo fanno e in maniera anche più “forte”, come, ad esempio, i fratelli Chapman, o l’hanno fatto, solo che quando a realizzare tali opere sono artisti “storicizzati”, nel senso che la loro arte è indiscussa, tutti a dire “interessante”, se non “bello”, e disposti a pagare per vederle nei musei. È il caso di Madonna, uno dei quadri più celebrati e famosi di Eduard Much, presente in tutti i manuali d’arte delle scuole e puntualmente spiegato ai ragazzi. Eppure è ben più scandaloso della modesta apparizione del cantante sanremese. Ecco l’opera, anzi le opere, con un breve commento. Non è certo un’iconografia tradizionale quella di Madonna di Eduard Munch (1863-1944), una delle opere cardine dell’arte moderna conservata al Museo Munch di Oslo. Non è un quadro singolo, ne esistono quattro versioni, più diverse litografie, eseguiti tra il 1894 e il 1895, cosa abituale per l’artista norvegese che amava ripetere i propri soggetti con piccole variazioni.

Un’opera che, come molte, quasi tutte le sue, esprime, con uno stile aspro e angosciato, l’antinomia tra vita e morte, passione e tormento psichico e interiore. Vi si mescolano sacro e profano e in ciò nulla di strano o nuovo, basterebbe pensare alla all’Estasi di Santa Teresa del Bernini, che di sacro e profano è già un bel mix. Ma qui la Madonna non è la Madre timorata, pudica e soggetta al volere divino che si è soliti vedere rappresentata. Intanto è nuda, non solo un seno scoperto per allattare il bimbo, come in altre tavole specie gotiche o tardo-gotiche, ma dall’ombelico in su, la sua forma è sinuosa, la pelle quasi cadaverica, un braccio piegato dietro la testa e l’altro dietro la schiena, i capelli scomposti neri si espandono quasi per tutta la tela conquistandola e ricordano dei tentacoli, forse di Medusa o come quelli nell’opera dello stesso autore intitolata Il vampiro,

ma con la testa reclinata all’indietro, in un atteggiamento di sfida o di offerta, le labbra cremisi. Ciò che ne viene è l’immagine di una figura sensuale, anzi si potrebbe dire sessuale, di una sensualità da femme fatale peccaminosa e intrigante, immagine in voga al tempo (si pensi all’Apparizione di Gustave Moreau o alla Giuditta di Klimt), ma non certo nell’iconografia della Madonna, e il tutto reso pittoricamente più incisivo e espressivo dalle linee sinuose che l’avvolgono. La testa è coronata dall’aureola, come vuole la tradizione, ma non sembra un’aureola angelica, quanto piuttosto un cerchio rosso che richiama inevitabilmente il sangue e la passione amorosa; Eros e Thanatos, amore e morte, piacere e sofferenza, quasi sempre presenti nell’opera di Munch nel contrasto violento tra i rossi e i neri.

Eros e Thanatos sono ancora più marcati nelle litografie con lo stesso soggetto. In particolare in quella proposta l’immagine è contornata da una cornice rossa nella quale nuotano degli spermatozoi, e nell’angolo in basso a sinistra un embrione rannicchiato, un aborto macabro. Forse gli spermatozoi e il feto abortito alludono al contrasto tra la vita che nasce dal piacere (dal peccato?) e la morte, il feto fuori dal grembo materno, e quindi la condanna dell’uomo all’infelicità, al male che infetta ogni cosa. Un’immagine della Madonna provocante, ma anche disgustosa, sensuale e macabra al tempo stesso.

Questa di Munch è chiaramente una demistificazione del Cristianesimo, in cui le immagini e il senso che esse racchiudono a livello simbolico e non, vengono letteralmente profanate. La figura della Madonna non solo viene resa umana, ma di un’umanità che può rappresentare uno dei punti bassi che essa può raggiungere, per lo meno in un pensiero benpensante, tanto che qualche critico non ha esitato a notare che tra questa Madonna e alcune modelle-prostitute dello stesso autore non c’è nessuna differenza, anche se pure questo lo aveva già fatto Caravaggio. Inoltre il figlio, Gesù, non è altro che un feto abortito, orripilante, rannicchiato su se stesso, che poco ha del Salvator Mundi della tradizione.

Una visione del mondo che si stava configurando alla fine del XIX secolo e lasciava il posto al tecnologismo, al consumismo e, come qualcuno ha detto, alla morte della metafisica nel XX e ancor più nel XXI secolo.

A ben guardare una rappresentazione ben più scioccante, ammesso che qualcosa di scioccante esista in arte, di certe immagini televisive che sembrano più che altro illustrazioni per un progettato fumetto.

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