ATTUALITA’ DI UMBERTO BOCCIONI.

Forme uniche nella continuità dello spazio è una delle opere più note e celebrate di Umberto Boccioni e, certamente, un’opera innovativa sotto molteplici aspetti. Al di là della tematica futurista, della quale si potrebbe quasi ritenere il manifesto scultoreo, essa apre una simbologia della modernità e, potremmo dire della postmodernità, se non anche dell’attuale spinta postumanista che sta caratterizzando il nostro tempo, cercando nel dinamismo, quasi meccanico, una specie di superamento, attraverso il fisico-materiale, di un antropocentrismo che ha caratterizzato la cultura occidentale da più di 3000 anni, a partire dalla filosofia greca e dalla humanitas latina, attraverso la concezione teocentrica ebraico-cristiana, fino all’uomo leonardesco dell’Umanesimo e del Rinascimento, per approdare, con le dovute eccezioni, all’Illuminismo, ma permanendo, nonostante i tentativi di personaggi come Nietzsche, Freud, Marx, Darwin, Heidegger, Sloterdijk ecc., di dimostrarne la precarietà, fino alla visione postmoderna e oltre.

L’opera rappresenta con eccezionale potere il procedere di una figura umana in marcia. Si vuole quindi rappresentare l’uomo attraverso l’azione (l’agire sarebbe meglio dire) del camminare, il movimento, ma di questa figura rimane solamente un abbozzo. Il corpo, l’essere fisico, a contatto con la resistenza dell’aria, assume nuove forme e nuovi sviluppi unici, morbidi e ondeggianti. Ciò toglie realismo alle forme anatomiche reinterpretate in maniera schematica, dove i tratti del volto e del corpo appaiono in qualche modo deformati. E è proprio questa deformazione la principale causa che genera la sensazione del movimento e del dinamismo, di un incedere che si trasformerà in una corsa veloce.

Le linee di forza, in prevalenza curve e aperte, si prolungano nello spazio assieme al volume e caratterizzano l’opera come elemento tridimensionale e reale che permette di percepire la figura immersa nello spazio. Infatti i volumi sono collegati allo spazio e nello spazio in maniera armonica, creando un effetto plastico apprezzabile girando attorno all’opera e cogliendola da più punti di vista e prospettive nella sua totalità. Volume e spazio d’altronde si pongono in rapporto reciproco in maniera dinamica e marcata, dove i volumi sembrano proiettarsi verso l’esterno e, al tempo stesso, lo spazio esterno penetrare in quello interno.

Anche la scelta del materiale, il bronzo, con la sua luminosità metallica, ma tutto sommato calda, ricca di contrasti, concorre a esprimere scatto e forza, accentuando il dinamismo e la vitalità della figura. La luce infatti può scivolare sui volumi e creare ombre proprie nette e ben delineate.

Pur rimanendo fedele alla poetica del Futurismo del tutto si muove, nulla è fermo, Boccioni l’ha al tempo stesso superata, riproducendo il dinamismo e la meccanicità non con la rappresentazione di una macchina, di un aeroplano o di una locomotiva, ma della figura umana in movimento, e non in un movimento istantaneo, fuggente che si esaurisce in se stesso, ma nella successione stessa delle sue fasi e che si concentrano e riassumono in un’unica forma nello spazio.

L’uomo diviene partecipe dello spazio non come dominatore, come possessore di requisiti che lo elevano a essere superiore nella dinamica della natura, come ente a priori, ma entità che nella natura si muove e che di essa subisce gli effetti che, inevitabilmente, influiscono sul suo essere e, forse, nel rapporto con le altre alterità che lo circondano. Non si vuole con questo fare di Boccioni e del Futurismo dei precursori del postumanesimo (per quanto!), né per i suoi aspetti artistico-estetici, né da un punto di vista più generalmente filosofico o ideologico (ideologico nel senso che ha dato al postumanesimo Nicola Russo), ma mi sembra indubbio che il Futurismo aveva, in netto anticipo con le altre correnti del periodo e anche con quelle almeno immediatamente posteriori, un obiettivo: la ricostruzione della cultura in vista di un uomo nuovo, non importa se post o ultra umano, moltiplicato, capace di interagire con ciò che gli sta attorno a cominciare da una fusione (ibridazione?) tra carne e metallo e meccanica, e oggi, con tutto ciò che si presenta come tecnologico.

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