QUESTIONE DI SCELTE.

Lasciamo perdere l’intervento diretto Nato e le sue probabili conseguenze. Lasciamo perdere lo stato mentale e psichiatrico dei due capi di stato in contesa. L’invio delle armi è, non dico razionale che implicherebbe un differente discorso, ma ragionevole? Odio i dualismi, ma qui ci sono. C’è una scelta, chiamiamola, etica e morale (termini obbrobriosi) che impone un ragionamento, e cioè, è stato invaso uno Stato libero e sovrano, non è la prima volta, ma in questo caso non si rivendica solo un diritto territoriale, ma si attenta a un sistema di vita, quello occidentale, che quello Stato sovrano, come altri confinanti, non hanno assaporato fin dal 11 febbraio 1945 a Jalta, in Crimea (guarda un po’ i ricorsi della storia che non insegna nulla) con la spartizione delle influenze e poi ancora meno dal 1961 con il Muro di Berlino, fino al 24 agosto del 1991, quando fu proclamato lo Stato Indipendente dell’Ucraina (riconosciuto ufficialmente come Stato indipendente il 2 dicembre 1991 dal Presidente della RSFS Russa Boris El’cin) e sanno, quei popoli, per esperienza, sulla loro pelle e impressa loro memoria storica e personale, Ucraina compresa, quale è la differenza di vita. Hanno scelto l’Occidente, e con il cavolo che vogliono tornare sotto l’ala da pipistrello (nessuna allusione al covid) della Grande Madre Russia. Inoltre da lì potrebbe partire un ulteriore tentativo di espansionismo. Danni per noi, e dico Noi, notevoli, politici, sociali, culturali economici. Quindi vi mandiamo le armi, armatevi e partite.

Dall’altro lato un diverso ragionamento. Il chi se ne frega; si prendano pure l’Ucraina e non rompano le palle, così si evita buona parte della crisi economica, sono abbastanza lontani, con Polonia e compari che fanno da cuscinetto, per darci veramente fastidio, e ci teniamo la nostra vita. Certo una quota molto più alta di PIL andrà investito negli armamenti preventivi per la difesa, ma pazienza, restaureremo meno ponti, compreremo i calciatori a prezzi più bassi e possiamo sempre legalizzare prostituzione e droga con le dovute tasse sui proventi e avremmo più tempo per diversificare le fonti di energia e per trovare altri fornitori. Sacrifici comunque, ma, forse, il male minore. Per Noi. Per cui, niente armi, ma tanto sostegno morale, “Bla Bla Bla fratelli” tanto per citare Vecchioni, ma cazzi vostri. Manterremmo tutto sommato il nostro stile di vita e la nostra cultura, comunque superiore alle altre, e avremmo tempo e nuovi mezzi per difenderli. Questa la soluzione ottimale da un punto di vista utilitaristico, non nel senso individuale, o non solo, ma in quello che parte da Bentham, attraverso Mill, fino gli esordi del ‘900 con Moor e Harold, il meglio per la maggioranzaNoi.

Quale è giusto? Nessuno dei due, come al solito, la soluzione starebbe nella via di mezzo tra le posizioni, in una sorta di compromesso ibrido, il punto di contatto, che comporterebbe però grosse rinunce, rinuncia per pochi, per quei pochi che rinunciare non vogliono. Cioè tutti. Non possiamo rinunciare Noi, nonostante i pacifisti ancora ancorati a ideologie morte con Auschwitz (un pacifista con una calibro 9 puntata al petto non chiede un giubbotto antiproiettile, la pallottola fa male anche con quello, lascia lividi e traumi profondi, spacca le costole, e poi la c. 9 ha 15 colpi e dal torace si passa alla testa, vuole un Kalashnikov, altrimenti è un martire cristiano), non possono rinunciare gli invasi, assuefatti alla vita che hanno finalmente ottenuto e a quella che chiamano libertà, non possono rinunciare gli invasori che, in quanto invasori, della libertà e dei diritti non gliene frega nulla, e vogliono solo potere, influenza, territorio e la realizzazione del secolare Impero, almeno da Alessandro 1° in poi, della Grande Madre Russia. Quindi come al solito tutto è affidato alla storia, che essendo una creazione dell’uomo è soggetta a una marea di errori introdotti e gestiti dal caso, dal fato; guarda un po’ di nuovo un concetto del pensiero antico greco, culla dell’Occidente, l’ἀνάγκη.

Proposta? Nessuna. Sto a guardare e poi, da buon animale umano, vedrò di adeguarmi, come sempre è stato se non ci siamo estinti, poco dotati dalla Natura di mezzi sufficienti alla sopravvivenza, l’uomo un animale “non ancora stabilmente determinato” (Nietzsche, La gaia scienza), un essere incompiuto, “corda tesa tra la bestia e lo Übermensch“, l’ultrauomo ( sempre lui, Così parlò Zarathustra), e questa volta detto in senso individuale, utilitaristico, egoistico…sempre che ne abbia il tempo.

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